Un incubo di Trovatore
- Selene Zanetti

- 18 lug 2024
- Tempo di lettura: 5 min
Paura eh?! Ammetto che la scelta del titolo è puramente retorica, perchè questo Trovatore non è stato assolutamente un incubo…
Almeno per quanto riguarda il teatro!
Partiamo dall’inizio. Inizio prove: 17 aprile.
Premiere: 9 giugno.
Sì, una vita, è vero, ma è servita tutta!
Alla presentazione (“Konzepziongespräch” auf Deutsch), ovviamente, le prime impressioni la fanno sempre da padrona: il mezzosoprano di una bellezza immacolata, il tenore tenero come un orsacchiotto, il baritono tenebroso e sulle sue, il regista rockettaro, il direttore attento e pragmatico, il resto del team registico sciallissimo e in totale armonia con il regista, una comunione di intenti ed entusiasmi, il sovrintendente sorridente e il team del teatro fiducioso e con una buona dose di “speriamo vada tutto bene” nel brillio degli occhi!
Una situazione “normalmente ideale”.
Il regista presenta la sua idea.
Un incubo. Eccoci al punto.
Era proprio incubo: l’esplorazione del subconscio del Conte di Luna (il cattivo della storia, per intenderci) che -già che c’eravamo- poteva diventare il titolare dell'opera data la sua costante presenza sul palco dall'inizio alla fine dello spettacolo.
Ne ho viste “giusto un paio” di produzioni strane durante la mia permanenza qui in Deutschland, ma mai mi era capitato di assistere (tanto meno prendere parte) ad una cosa così distorta, distopica, assurda e incredibile come quella che mi stavano presentando.
In breve. Quattro atti e sei diversi universi paralleli: un parco giochi con bambini che cantano al posto dell’iniziale coro di uomini, il far west con due pistoleri e una donzella (io) con un cappello da cowboy con perline, un parcheggio/circo con clown e acrobati, cappuccetto rosso intrappolata tra le fazioni "Lupi Vs Cacciatori", Barbie World e Ken in un campo di grano accerchiato da zombies assetati di sangue e infine il subconscio del Conte di Luna.
Fino a qui semplice.
Proseguiamo.
Ogni scena rappresenta un livello del subconscio del Conte di Luna e al termine di ciascuno di questi ogni personaggio muore ucciso dalla e nella mente del Conte.
Alla fine dell'opera si ha l’epicrisi di tutta la faccenda dentro la testa del Conte, i fantasmi della sua mente scompaiono con un magico scarrellamento del palcoscenico e il Conte stesso muore. (credo).
Al di là del fatto che queste scelte possano piacere o meno, una cosa è fuori discussione, ovvero la serenità e tranquillità e il divertimento con il quale abbiamo costruito questa produzione pazza e pazzesca!
Vorrei spendere due parole sui miei colleghi perchè è davvero raro trovare delle persone con le quali si riesca ad andare così d’accordo dall’inizio alla fine e con le quali non sorga il minimo dissapore o sfumatura negativa.
Partiamo dal bellissimo mezzosoprano: Kristina Stanek aka Azucena. Voce pazzesca color caramello, squillo assordante (cosa rara per i mezzi), presenza scenica magnetica, bellezza esteriore rara e interiore ancora più radiosa, con parole belle e di incoraggiamento per tutti.
Il Trovatore ovvero Atalla Ayan. Il tenore. Bravo, bello e tanto buono. “Ciao bella!”, “Ciao amore!” e un sorriso a tremila denti ad ogni nostro incontro o incrocio sul palco, musica o non musica. Artista attento, dedito e disponibilissimo. Voce della Madonna: volume, timbro, morbidezza e rotondità. Colore amaranto. Ecchevvuoidippiù?!
Il Conte di Luna: Ernesto Petti. Il mio collega italiano. Bravo e biondo. Voce piena, potente, color verde bosco. Presenza scenica speciale, ma soprattutto resistenza scenica invidiabile. Non credo di aver mai visto qualcuno cantare così tante cose complesse di seguito senza bere un sorso d’acqua. Mi uccide ad ogni scena: mi spara, mi prende a fucilate, mi scaglia i suoi zombies addosso e mi fa fuori dalla sua testa e nel frattempo mi maltratta, mi strattona, mi tira per i capelli, mi versa cose addosso, mi lancia pillole addosso (tic tac in realtà), mi sbatte contro i muri, mi scaraventa per terra… EPPURE sono qui a parlarne bene! (Chiariamo subito: in tutta questa violenza nessun baritono è stato maltrattato).
Trascorriamo le settimane tra scene di pseudo-stupro, scene di balletti finemente coreografati alla "Barbie" e scene da pistolera con un’insolita passione per i cavalli morti.
Tutto prosegue bene perchè nonostante la disturbante stranezza, cerchiamo tutti di entrare nel concept del regista.
E ci riusciamo! …a differenza di qualcuno nel pubblico che non ha esitato a “booare” tutto il team registico agli applausi della Prima e, onestamente, in merito a ciò sono molto dibattuta perché spesso si sottovaluta il grande sforzo che si cela dietro a settimane e settimane di prove e duro lavoro e il disappunto nei confronti delle regie “atipiche” che viene espresso con versacci e gesti alla fine di una rappresentazione di certo non è lusinghiero e tantomeno “rispettoso” (?).
Questa cosa mi sento di condannarla.
Però al contempo non posso ignorare la bellezza di un pubblico vivo e partecipe, che sceglie se apprezzare o meno (con o senza pregiudizio… dai, diciamo pure che la maggior parte delle volte il pregiudizio infondato c'é ed è pure offensivo) un’offerta artistica.
E quindi non credo nemmeno che sia da condannare queste reazione poichè, appunto, si tratta di una “re-azione”, una rielaborazione, un metabolismo… un’emozione.
Ad ogni modo come diceva O. Wilde: “che se ne parli bene o che se ne parli male, la cosa importante è che se ne parli!”.

Purtroppo il tremine "incubo" non posso utilizzarlo solamente per il concetto di quest'opera, ma anche per un paio di situazioni nelle quali mi sono trovata incastrata.
Il quarto giorno dall'inizio delle prove sono caduta come un sacco di patate e ho accusato il colpo per dei bei 10 giorni impreziositi da antidolorifici e lamenti ad ogni movimento che non fosse la semplice deambulazione.
Ha fatto male? Sí.
Mi sono messa a piangere? Sí. Non paga, a una settimana dalla Prima mi sono concessa un giretto in ospedale per un intervento chirurgico che non era ASSOLUTAMENTE previsto, ma era divenuto inevitabile dato il malessere (e il male!!!) che mi attanagliava giá da parecchio tempo.
Non ha fatto male e non mi sono nemmeno messa a piangere.
Una menzione speciale va a Boris Ignatov, Casting Director del Teatro dell'Opera di Stoccarda, al quale va tutta la mia riconoscenza poiché si é preso cura di me in questa avventura imprevista.
'Non paga' 2.0, qualche giorno prima di questa "disgrazia" sono caduta dalla bicicletta, da ferma ad un semaforo... una situazione anche divertente sotto un certo punto di vista, peró dal punto di vista degli ematomi e delle escoriazioni un po' meno. Mi sono consolata e giustificata con la scusa della stanchezza di fine stagione... e sto continuando a farlo!
Ad ogni modo credo che queta lunghissima stagione lirica si sia conclusa nel migliore dei modi, ovvero con il debutto di un "ruolone" tanto temibile, quanto meraviglioso. E posso dire un'ultima cosa?! Se sono riuscita ad interpretare questa Leonora saltando da una parte all'altra del palcoscenico e gestendo tutte le invenzioni del regista, allora nessun altro Trovatore potrà piú spaventarmi!!!
Vi lascio un po' di foto.
A presto
S.
































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